Mastoplastica additiva

La mastoplastica additiva è l’intervento chirurgico che consente di aumentare il volume e di rimodellare la forma delle mammelle. Viene effettuato sia con finalità estetiche, per ingrandire il seno, per ridare volume dopo una gravidanza o un forte dimagrimento, oppure per correggere asimmetrie mammarie o in chirurgia ricostruttiva dopo una l’intervento di mastectomia.

La paziente ideale all’intervento
La paziente ideale all’intervento è in primo luogo una donna in buono stato di salute, verificata anche con analisi cliniche e strumentali. In secondo luogo la paziente deve essere informata dal medico sulle reali possibilità di miglioramento in rapporto al suo desiderio. Durante la visita il chirurgo valuta tutti i parametri clinici (età, difetti della gabbia toracica, volume ghiandolare, tono cutaneo, ecc) e, grazie alla competenza e l’esperienza, sceglie tra le varie soluzioni chirurgiche quella che più si può adattare al desiderio della paziente.

Tipo di protesi
Le protesi attualmente in uso per l’aumento del seno sono costituite da gel di silicone. Dopo più di quarant’anni di esperienze cliniche rispetto all’uso di protesi mammarie in silicone, possiamo affermare con certezza che non esistono relazioni con eventuali insorgenze di patologie autoimmuni o di altre patologie tumorali. Negli ultimi anni, le protesi mammarie hanno subito una grande evoluzione in particolare rispetto alla loro consistenza (morbida al tatto) ed alla forma, versatile nelle tre dimensioni.

L’anestesia
La mastoplastica additiva viene eseguita di routine in anestesia generale. Come in altre procedure di chirurgia plastica che coinvolgono le aree superficiali del corpo umano, l’anestesista utilizza procedure anestesiologiche che richiedono un minor impiego di farmaci che consente, fra l’altro, anche un rapido recupero postoperatorio. Pur essendo in grado di tornare a casa lo stesso giorno dell’intervento, è consigliabile la degenza della notte ai soli fini di una maggior osservazione clinica.

L’intervento chirurgico
La tecnica utilizzata per il posizionamento dell’impianto di protesi al seno dipende spesso dalla anatomia della regione. Le via di accesso sono studiate in maniera tale da lasciare residui cicatriziali minimi; l’incisione è contenuta nella metà inferiore del bordo dell’areola o, in alternativa, nel solco sotto-mammario o nell’ascella. La sede d’impianto è sotto la ghiandola mammaria o sotto il piano muscolare oppure in un piano misto (dual plane). Il posizionamento sotto-ghiandolare consente alla protesi di alloggiarsi direttamente a contatto con la ghiandola mammaria stessa e avere negli anni un’evoluzione solidale con essa. La condizione indispensabile per questa scelta chirurgica è che la ghiandola deve essere ben rappresentata e che le dimensioni della protesi non siano maggiori del diametro ghiandolare, penna la visività del contorno protesico o la sua palpabilità. In casi di scarsità di tessuto ghiandolare come spesso succede nelle ipoplasie post-gravidiche, è da considerare la loggia sottomuscolare , al di sotto della quale l’impianto è meno visibile e palpabile. Questa tecnica è più dolorosa. Negli ultimi anni si è sviluppata una metodica chiamata dual plane, che unisce i vantaggi di entrambe.

Trattamento post-operatorio
Il giorno successivo, dopo rimozione dei drenaggi se presenti, la paziente viene dimessa con terapia antibiotica ed analgesica al bisogno. Dopo una settimana di riposo a casa si riprendono le normali attività (passeggiare, guidare, vita sociale), ma non sarà possibile praticare sport prima di un mese. Ai fini della riuscita dell’intervento, è necessario limitare movimenti di spalle e braccia in modo assoluto nei primi giorni, per poi riprenderli gradualmente, dormire in posizione supina ed indossare un reggiseno contenitivo per un mese. Inizialmente la mammella appare leggermente più alta del normale (soprattutto per impianti retromuscolari): nel giro di 3-6 settimane l’impianto scenderà in una posizione più naturale.

Possibili rischi e complicanze
In qualsiasi intervento chirurgico vi è un certo grado di rischio. La somministrazione di farmaci di qualsiasi genere può produrre reazioni avverse gravi e imprevedibili: una sala operatoria attrezzata e la presenza del medico anestesista-rianimatore ci consente di prevenire tali situazioni e trattarle opportunamente in modo da evitare prontamente qualsiasi conseguenza.
Il sanguinamento è raro, ma può verificarsi solitamente entro le prime 24 ore; in tal caso sarà necessario un ritorno in sala operatoria per fermare il sanguinamento, senza ulteriori inconvenienti o prolungamenti della degenza. Anche le infezioni sono estremamente rare ma, se presenti, può essere necessario rimuovere le protesi ed attendere alcune settimane o mesi per inserirle nuovamente. Un’alterazione della sensibilità può essere secondaria all’operazione, ma scompare nel tempo.
L’organismo reagisce nei confronti della protesi come con qualsiasi altro corpo estraneo, dando luogo alla formazione di una capsula fibrosa. Una reazione fibrosa esagerata può costringere la protesi, deformandola e dislocarla al punto da essere visibile o palpabile. Allo stato attuale, con l’utilizzo di protesi di nuova generazione, questa complicanza si è notevolmente ridotta per cui molto raramente il problema si manifesta in maniera tale da richiedere un intervento chirurgico correttivo.
L’impianto può rompersi a causa di traumi oppure, molto più raramente, per usura nel tempo. In questo caso è necessario un intervento di sostituzione dell’impianto.
L’intervento di mastopessi, se eseguito correttamente, non interferisce con il normale sviluppo ghiandolare, con la possibilità di allattamento e con la sensibilità del complesso areola-capezzolo.

Controlli a distanza
I controlli postoperatori sono eseguiti a distanza di 1, 3, 6, 12 mesi.

Mastoplastica additiva con mastopessi
La scarsità di volume mammario può essere associata anche a perdita di tono cutaneo o ad un eccesso vero e proprio di cute. Solo in casi molto limitati è possibile rimodellare la mammella con la semplice mastoplastica additiva, ottenendola distensione della cute in eccesso, senza aumentare eccessivamente il volume mammario.

E’ da considerarsi non corretto, infatti, il ricorso a forzature di volumi mammari eccessivi ai fini della distensione dei tessuti mammari, perché, con protesi troppo grandi, si pongono le basi di una recidiva precoce della ptosi mammaria, legata proprio al peso della protesi stessa.

La correzione ideale in questi casi è la giusta integrazione volumetrica mediante la protesi (senza forzature!) associata al rimodellamento della ghiandola mammaria e la cute in eccesso viene asportata mediante l’incisione periareolare o, in casi marcati, anche in quella verticale o inframammaria.
Le cicatrici migliorano nel tempo ma non scompaiono.

Il beneficio, comunque, di aver ottenuto delle mammelle di forma e volume desiderato, di maggiore consistenza e dall’aspetto più piacevole, supera di gran lunga il disappunto per la presenza di cicatrici più numerose.